Nel passato la
navigazione non avveniva semplicemente “puntando” la prua verso la
destinazione, vento permettendo. Le correnti e lo scarroccio della barca (lo “slittamento”
della abrca sull’acqua) avrebbero portato ad errori e giocato brutte sorprese a
chi avrebbe pensato di arrivarci in maniera semplice. Una parte di questi
problemi poteva venir superata stimando, approssimativamente, la posizione e,
di consequenza modificando la rotta. Ma la navigazione, in assenza di punti di
riferimento, era appunto, stimata e nella realta’ era difficile arrivare
direttamente a destinazione. Oggi, tutto risulta piu’ facile, dato che il GPS
ci permette, grazie a satelliti che riescono ad individuare la nostra posizione
con grande precisione, di avere sempre una posizione vera piuttsoto che stimata
e, conoscendo il percorso fatto si puo’ sempre modificare la rotta per
raggiungere il punto desiderato. Ma in mancanza del GPS le cose si complicano e
la navigazione, ove possibile, avveniva per parallelo, ossia si navigava vesto
la destinazione solo percorrendo una rotta est (o ovest),essendo questo il modo
piu’ sicuro per arrivare.
Serviamoci di un
esempio pratico cercando di immaginarci ai tempi dei fenici, greci o anche ai
tempi della scoperta dell’America o degli inglesi di Horatio Nelson.
Immaginiamo di
essere sulla costa occidentale dell’Inghilterra (punto P) e di dover veleggiare
fino alle isole Azzorre (punto A), nell’atlantico settentrionale. Abbiamo a
nostra disposizione alcuni strumenti utili alla navigazione come il
compasso e il log ed il sestante. Il
GPS, che come detto, avrebbe rilevato la nostra posizione e segnatoil punto su
una carta nautica, indicandoci immeditamante che rotta fare per arrivare al
punto A di arrivo, non e’ stato ancora inventato, cosi’ come non abbiamo a
bordo orologi precisi che ci permettano di sapere l’orario di alcuni punti di
riferimento (per esempio l’ora in inghilterra o l’ora alle Azorre), e
immaginiamo di non poter comunicare con il mondo (niente cellulari
satellitari). Il modo che era allora piu’ difuso per navigare da P ad A era di
navigare a sud fino a giungere al parallelo (i paralleli sono quelle line
immaginarie che corrono, appunto, parallele all’equatore, che rappresenta anche
il parallelo di riferimento) corrispondente alle Azzorre e, solo quando fossimo
giunto a quel parallelo, la direzione si sarebbe modificata per raggiungere la
meta percorrendo lo stesso parallelo. In figura una rappresentazione stilizata
(freccie blu da P a A).
Questo perche?
Perche’ mentre e’
facile capire a che parallelo o si e’ (quanto a sud/nord si naviga), non e’
affatto facile capire a che meridiano si e’ (quanto ad est /ovest si e’
rispetto un riferimento). Ma procediamo per passi, perche’ il percorso non e’
solo lungo nella navigazione ma anche nella pratica che trova la soluzione al
problema della navigazione. Gli gli antichi sapevano, per esempio, che la
stella polare e’ la stella che e’ posizionata, grosso modo, proprio al polo
nord[1].
Qundi se, navigando, si trova la stella polare sopra di noi, sopra la nostra
testa, cio’ vuol dire che siamo al polo nord. Se, invece, trovassimo la stella
polare ad un punto sull’orizzonte, vorrebbe dire che siamo dalle parti
dell’equatore. Quindi, l’altezza della stella polare sul nostro orizzonte ci
dice a che “grado nord” siamo, con grado 0 che rappresenta l’eqautore e 90
gradi che rapresentano il polo nord. Ad esempio, muovendoci dal sud Italia al
nord Italia, l’angolo che la stella polare fa con l’orizzonte dovrebbe aumentare,
passando da circa 38 gradi di Reggio Calabria a circa 44 di Genova.
Questo durante la
notte. Tuttavia c’e’ anche un modo durante il giorno per scoprire la nostra
latitudine: la lunghezza della nostra
ombra nel momento in cui questa e’ piu’ corta (a mezzogiorno) ci dice quanto
lontani siamo dal percorso che il sole fa durante il giorno (e sappiamo che il
supo percorso varia ma grosso modo copre una zona tra il tropico del cancro e
il tropico del capricorno) . Per ogni dato giorno, si puo’ sapere dove corre il
sole e quindi, se passiamo a mezzogiorno sotto la “scia” del sole avremo
un’ombra che sara’ nulla, mentre piu’ a
nord ci spostiamo piu’ l’ombra sara’ lunga. Sebbene questo metodo risulti, all’apparenza,
molto piu’ approssimativativo, con l’uso del sestante e delle tavole nautiche e’
possibile avere in maniera piuttosto precisa l’informazione riguardo la nostra
latitudine.
Insomma, anche se
spiegato in maniera un po’ semplificata ed approssimativa, l’idea e’ che,
navigando, e con gli strumenti addatti si puo’ trovare la nostra latitudine (punto a nord /sud) in maniera abbastanza precisa.
La difficolta’ e’
capire quanto ad est o ad ovest ci si trova, ossia trovare la longitudine.
Per esempio, come faccio a sapere quanto ad est od ovest sono nell’oceano atlantico, se piu’ vicino alla costa della spagna o piu’ vicino alla costa degli Stati Uniti? Quante miglia ad est od ovst delle Azorre mi trovo?
Per esempio, come faccio a sapere quanto ad est od ovest sono nell’oceano atlantico, se piu’ vicino alla costa della spagna o piu’ vicino alla costa degli Stati Uniti? Quante miglia ad est od ovst delle Azorre mi trovo?
Quallo che si sa
e’ che il sole ci mette circa 24 ore a fare un giro attorno alla terra (questo
come lo percepiamo noi, sappiamo bene che in realta’ e’ la terra che gira
attorno al sole) e quindi, ogni ora, il sole “copre” circa 15 gradi
dell’emisfero terrestre (360 gradi in 24 ore = 15 gradi all’ora). Dalla
differenza di orario tra il punto in cui sono e un punto di riferimento posso
intuire quanti gradi ad est o ovest sono rispetto il riferimento: quanto piu’
grande e’ lo spicchio (l’angolo e le le ore di differenza), tanto piu’ grande
sara’ la distanza tra me e il punto di riferimento. Per esempio se , in mezzo
al mare, so che sono le 12.00 (quando l’ombra e’, in assoluto, la piu’ corta) e
sapessi, per esempio, che a new york sono le 10.00 di mattina allora dovrebbe risultare
abbastanza evidente che ci sono due ore di differenza tra me e il punto di
riferimento, e che sono allora a 30 gradi (di latitudine) di distanza dal mio
punto di riferimento: a qual punto, con una cartina in mano, saprei segnare la
longitudine, e mi basterebbe sapere anche la latitudine (vedi sopra) per sapere
con precisione il mio punto sulla mappa. La sola cosa di cui ho bisongo e’
sapere sempre l’ora di un punto di riferimento (New York, nel nostro esempio) e
dalla differenza di ora tra noi e New York posso capire quanto a est/ovest sono
rispetto New York. Semplice no! Basta avere a bordo un orologio che segni l’ora
come se fossimo al nostro riferimento (New York, o come nella realta,
Greenwich). Il problema era pero’ proprio avere a bordo un orologio che fosse
abbastanza preciso da dare sempre l’ora di riferimento. Putroppo nei tempi
antichi non esistevano orologi precisi: le clessidre a poco servivano e anche i
pendoli di epoca molto piu’ tarda, avevano ben poca utilita’ vista al loro
scarsa precisione, soggetti come erano alle forze del mare. Il vero problema
stava proprio qui, nel non avere la conoscenza del tempo in un punto di
riferimento. Non sapendo trovare la longitudine, bisognava cercare di
minimizzare tale errore e navigare quanto piu’ possibile per latitudine.
Ma torniamo al
nostro problema iniziale di viaggiare dal punto P al punto A della mappa.
Supponiamo che si parta da P e ci si indirizzi immediatamente verso A. Dopo
diversi giorni di navigazione, potre sempre sapere quanto nord o su rispetto il
punto A saro’ (latitudine) ma non sapro’ aunto a est od ovest del punto A
saro’. E con il passare delle ore, dei giorni e delle settimane, il vento e la
corrente devieranno il percorso della nostra rotta, cosi’ che sara’ impossibile
percorrere essattamente il percorso tra P ed A e ci ritroveremo’, ad un certo
punto, alla giusta latitudine ma, probabilmente o in A’ o in A’’ ossia o a est
o a ovest del punto da raggiungere. Non sapendo se dover andare a “detra” o
“sinistra” , rischerei di sbagliare strada e non arrivare piu’ in A.
E’ cosi’ che nel
passato era molto piu’ facile, veloce e sicuro viaggiare per latitudine, ossia,
si navigava a sud /nord fino ad incontrare la latitudine giusta e sapere, con
certezza, che il punto da raggiungere si poteva trovare solo ad est od ovest,
cosi’ da percorrere il parallelo e sapere di incontrare, prima o poi, la nostra
meta.
Non era certo la strada piu’ breve. Ne’ si poteva garantire che la strada
sarebbe stata la piu’ facile: immaginatevi di trovarvi venti proprio da est o
da ovest proprio nel momento che dovreste nagivare per parallelo: una fortuna
se vi trovaste con il vento in poppa, ma una sciagura se vi trovaste con il
vento di prua. E si sa che, per la lege di Marphy, il vento viene sempre da
prua.
[1] Non me ne abbiano gli astronomi, i marinai
ne’ tutti quelli che riscontrano, nelle pagine qui sopra, delle
approssimazioni, giustificate solo per presentare una soluzione semplificata ad
un problema ben piu’ complesso, la cui risposta piu’ precisa puo’essere trovata
nei testi specializzati
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