12 aprile 2015

Navigare per parallelo

Fino a pochi fa, navigare per mare rappresentava un una sfida non indifferente, e venivano richieste conoscenze particolari. Cerchiamo di spiegare perche’, anche con semplificazioni che, se rendono la discussione un po’ approssimativa, ci aiutano comunque a rappresentare il concetto di fondo.

Nel passato la navigazione non avveniva semplicemente “puntando” la prua verso la destinazione, vento permettendo. Le correnti e lo scarroccio della barca (lo “slittamento” della abrca sull’acqua) avrebbero portato ad errori e giocato brutte sorprese a chi avrebbe pensato di arrivarci in maniera semplice. Una parte di questi problemi poteva venir superata stimando, approssimativamente, la posizione e, di consequenza modificando la rotta. Ma la navigazione, in assenza di punti di riferimento, era appunto, stimata e nella realta’ era difficile arrivare direttamente a destinazione. Oggi, tutto risulta piu’ facile, dato che il GPS ci permette, grazie a satelliti che riescono ad individuare la nostra posizione con grande precisione, di avere sempre una posizione vera piuttsoto che stimata e, conoscendo il percorso fatto si puo’ sempre modificare la rotta per raggiungere il punto desiderato. Ma in mancanza del GPS le cose si complicano e la navigazione, ove possibile, avveniva per parallelo, ossia si navigava vesto la destinazione solo percorrendo una rotta est (o ovest),essendo questo il modo piu’ sicuro per arrivare.

Serviamoci di un esempio pratico cercando di immaginarci ai tempi dei fenici, greci o anche ai tempi della scoperta dell’America o degli inglesi di Horatio Nelson.

Immaginiamo di essere sulla costa occidentale dell’Inghilterra (punto P) e di dover veleggiare fino alle isole Azzorre (punto A), nell’atlantico settentrionale. Abbiamo a nostra disposizione alcuni strumenti utili alla navigazione come il compasso  e il log ed il sestante. Il GPS, che come detto, avrebbe rilevato la nostra posizione e segnatoil punto su una carta nautica, indicandoci immeditamante che rotta fare per arrivare al punto A di arrivo, non e’ stato ancora inventato, cosi’ come non abbiamo a bordo orologi precisi che ci permettano di sapere l’orario di alcuni punti di riferimento (per esempio l’ora in inghilterra o l’ora alle Azorre), e immaginiamo di non poter comunicare con il mondo (niente cellulari satellitari). Il modo che era allora piu’ difuso per navigare da P ad A era di navigare a sud fino a giungere al parallelo (i paralleli sono quelle line immaginarie che corrono, appunto, parallele all’equatore, che rappresenta anche il parallelo di riferimento) corrispondente alle Azzorre e, solo quando fossimo giunto a quel parallelo, la direzione si sarebbe modificata per raggiungere la meta percorrendo lo stesso parallelo. In figura una rappresentazione stilizata (freccie blu da P a A).


Questo perche?

Perche’ mentre e’ facile capire a che parallelo o si e’ (quanto a sud/nord si naviga), non e’ affatto facile capire a che meridiano si e’ (quanto ad est /ovest si e’ rispetto un riferimento). Ma procediamo per passi, perche’ il percorso non e’ solo lungo nella navigazione ma anche nella pratica che trova la soluzione al problema della navigazione. Gli gli antichi sapevano, per esempio, che la stella polare e’ la stella che e’ posizionata, grosso modo, proprio al polo nord[1]. Qundi se, navigando, si trova la stella polare sopra di noi, sopra la nostra testa, cio’ vuol dire che siamo al polo nord. Se, invece, trovassimo la stella polare ad un punto sull’orizzonte, vorrebbe dire che siamo dalle parti dell’equatore. Quindi, l’altezza della stella polare sul nostro orizzonte ci dice a che “grado nord” siamo, con grado 0 che rappresenta l’eqautore e 90 gradi che rapresentano il polo nord. Ad esempio, muovendoci dal sud Italia al nord Italia, l’angolo che la stella polare fa con l’orizzonte dovrebbe aumentare, passando da circa 38 gradi di Reggio Calabria a circa  44 di Genova.

 

Questo durante la notte. Tuttavia c’e’ anche un modo durante il giorno per scoprire la nostra latitudine:  la lunghezza della nostra ombra nel momento in cui questa e’ piu’ corta (a mezzogiorno) ci dice quanto lontani siamo dal percorso che il sole fa durante il giorno (e sappiamo che il supo percorso varia ma grosso modo copre una zona tra il tropico del cancro e il tropico del capricorno) . Per ogni dato giorno, si puo’ sapere dove corre il sole e quindi, se passiamo a mezzogiorno sotto la “scia” del sole avremo un’ombra che sara’ nulla, mentre piu’  a nord ci spostiamo piu’ l’ombra sara’ lunga. Sebbene questo metodo risulti, all’apparenza, molto piu’ approssimativativo, con l’uso del sestante e delle tavole nautiche e’ possibile avere in maniera piuttosto precisa l’informazione riguardo la nostra latitudine.

Insomma, anche se spiegato in maniera un po’ semplificata ed approssimativa, l’idea e’ che, navigando, e con gli strumenti addatti si puo’ trovare la nostra latitudine (punto  a nord /sud) in maniera abbastanza precisa.

 

La difficolta’ e’ capire quanto ad est o ad ovest ci si trova, ossia trovare la longitudine.
Per esempio, come faccio a sapere quanto ad est od ovest sono nell’oceano atlantico, se piu’ vicino alla costa della spagna o piu’ vicino alla costa degli Stati Uniti? Quante miglia ad est od ovst delle Azorre mi trovo?

Quallo che si sa e’ che il sole ci mette circa 24 ore a fare un giro attorno alla terra (questo come lo percepiamo noi, sappiamo bene che in realta’ e’ la terra che gira attorno al sole) e quindi, ogni ora, il sole “copre” circa 15 gradi dell’emisfero terrestre (360 gradi in 24 ore = 15 gradi all’ora). Dalla differenza di orario tra il punto in cui sono e un punto di riferimento posso intuire quanti gradi ad est o ovest sono rispetto il riferimento: quanto piu’ grande e’ lo spicchio (l’angolo e le le ore di differenza), tanto piu’ grande sara’ la distanza tra me e il punto di riferimento. Per esempio se , in mezzo al mare, so che sono le 12.00 (quando l’ombra e’, in assoluto, la piu’ corta) e sapessi, per esempio, che a new york sono le 10.00 di mattina allora dovrebbe risultare abbastanza evidente che ci sono due ore di differenza tra me e il punto di riferimento, e che sono allora a 30 gradi (di latitudine) di distanza dal mio punto di riferimento: a qual punto, con una cartina in mano, saprei segnare la longitudine, e mi basterebbe sapere anche la latitudine (vedi sopra) per sapere con precisione il mio punto sulla mappa. La sola cosa di cui ho bisongo e’ sapere sempre l’ora di un punto di riferimento (New York, nel nostro esempio) e dalla differenza di ora tra noi e New York posso capire quanto a est/ovest sono rispetto New York. Semplice no! Basta avere a bordo un orologio che segni l’ora come se fossimo al nostro riferimento (New York, o come nella realta, Greenwich). Il problema era pero’ proprio avere a bordo un orologio che fosse abbastanza preciso da dare sempre l’ora di riferimento. Putroppo nei tempi antichi non esistevano orologi precisi: le clessidre a poco servivano e anche i pendoli di epoca molto piu’ tarda, avevano ben poca utilita’ vista al loro scarsa precisione, soggetti come erano alle forze del mare. Il vero problema stava proprio qui, nel non avere la conoscenza del tempo in un punto di riferimento. Non sapendo trovare la longitudine, bisognava cercare di minimizzare tale errore e navigare quanto piu’ possibile per latitudine.

 

Ma torniamo al nostro problema iniziale di viaggiare dal punto P al punto A della mappa. Supponiamo che si parta da P e ci si indirizzi immediatamente verso A. Dopo diversi giorni di navigazione, potre sempre sapere quanto nord o su rispetto il punto A saro’ (latitudine) ma non sapro’ aunto a est od ovest del punto A saro’. E con il passare delle ore, dei giorni e delle settimane, il vento e la corrente devieranno il percorso della nostra rotta, cosi’ che sara’ impossibile percorrere essattamente il percorso tra P ed A e ci ritroveremo’, ad un certo punto, alla giusta latitudine ma, probabilmente o in A’ o in A’’ ossia o a est o a ovest del punto da raggiungere. Non sapendo se dover andare a “detra” o “sinistra” , rischerei di sbagliare strada e non arrivare piu’ in A.

E’ cosi’ che nel passato era molto piu’ facile, veloce e sicuro viaggiare per latitudine, ossia, si navigava a sud /nord fino ad incontrare la latitudine giusta e sapere, con certezza, che il punto da raggiungere si poteva trovare solo ad est od ovest, cosi’ da percorrere il parallelo e sapere di incontrare, prima o poi, la nostra meta.

Non era certo la strada piu’ breve. Ne’ si poteva garantire che la strada sarebbe stata la piu’ facile: immaginatevi di trovarvi venti proprio da est o da ovest proprio nel momento che dovreste nagivare per parallelo: una fortuna se vi trovaste con il vento in poppa, ma una sciagura se vi trovaste con il vento di prua. E si sa che, per la lege di Marphy, il vento viene sempre da prua.




[1] Non me ne abbiano gli astronomi, i marinai ne’ tutti quelli che riscontrano, nelle pagine qui sopra, delle approssimazioni, giustificate solo per presentare una soluzione semplificata ad un problema ben piu’ complesso, la cui risposta piu’ precisa puo’essere trovata nei testi specializzati

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