13 dicembre 2007

L´abitudine

Strana cosa l´abitudine. Si rifanno gli stessi percorsi, le stesse azioni, ci si incotra con le persone che gia´conosciamo (e di cui conosciamo tutto), si frequentano gli stessi posti. Preferiamo il noto all´ignoto. E´comprensibile. Gia´tutti i casini della vita rendono complicate le giornate semplici. Immaginatevi poi dover fare qualcosa di nuovo, dover pensare al come, al dove e al quando. E se ci fossero imprevisti? e se poi il nuovo posto non mi piacesse? e se la strada nuova poi e´bloccata? Troppo stress, meglio lasciar perdere. E´normale e, diciamo, comprensibile.
Sono stato per un po´di tempo in situazioni dove non avevo modo di abituarmi. Ogni giorno in viaggio verso nuove mete, ogni giorno in posti diversi, situazioni nuove, cibi sconosciuti. All´inizio, oltre all´interesse per il nuovo, c´era anche preoccupazione per l´ignoto. Il non sapere dove dormire, dove andare, che mezzo prendere mi mette a disagio. Il non sapere preoccupa. Mette ansia e tensione.
Dopo piu´di 2 mesi in giro mi sono invece accorto di una cosa. Anche dell´ignoto ci si fa l´abitudine. Vivere alla giornata e´ormai diventata la normalita´. Sono poche le situazioni che mi sorpendono in questo viaggio.
Il bus delle 6 arriva alle 8 e perdo la coincidenza? Gia´visto.
Arrivo in un villaggio sconosciuto alle 6 di sera (tutto buio), senza gente che parli inglese o italiano e non ho un posto dove dormire? Arrivare da un ambulante per ordinare cibo e vedere, sulla brace pollo e topi? Avere coppie di poliziotti ogni 50 metri a causa di furti e rapine di abitanti dalle favelas? Prendere un taxi dove il taxista non ha capito dove devi andare e ti porta dalla parte opposta? Entrare in una posto simile ad una balera con gente di favelas, ed essere l´unico "ricco" e turista? Tutto gia´visto.
E la cosa buffa e´che e proprio l´imprevisto che mi attira. La quotidianita´mi annoia, ora. Mi annoio cosi´tanto che ormai devo cambiare citta´ogni giorno. Quando si e´a casa guai a fare cose nuove. Qui guai a rifare le stesse cose due volte.
Spero di rimettermi in sesto, che cosi´non va bene.
L´abitudine non e´poi cosi´male. O sono forse solo i deliri di un individuo che spera, prima o poi, di dormire nello stesso letto per piu´di 5 giorni? E´troppo chiedere un piatto di spaghetti aglio olio e peperoncino per 3 giorni di fila? E´ possibile disabituarsi all´abitudine?

1 dicembre 2007

Felicita'


Ma la felicita’ esiste? A chiederlo ai filosofi parrebbe di si. La si puo’ osservare, sebbene non sia subitamente percepita, quasi ogni giorno: E’ negli occhi dei bambini che giocano, o in quelli degli sposi novizi. O anche in quelli di amici che si reincontrano dopo lungo tempo.

Tuttavia, a chiederlo in giro, molti di noi probabilmente non si sentono felici: la vita quotidiana e’ intrisa di affetti, impegni, rinuncie, obblighi e necessita’ che allontanano la felicita’ dalla vita.

Ma la felicita’ allora e’ l’espressione di un momento, e’ l’attimo che conduce all’apice della vita? Qualcuno ha detto: la felicita’ non e’ la meta, ma il percorso. Probabilmente e’ vero, ma il percorso non e’ sempre felicita’. Il percorso e’ sofferenza, dubbi, incognite ed e’ anche felicita’.

Personalmente non riesco a capire: perche’ quando sono a casa sogno di avere gratificazioni personali, quando ottengo risultati sogno di abbandonare e lasciarmi andare al caso, quando non faccio nulla sogno di lavorare, quando lavoro sogno di girare il mondo, quando giro il mondo sogno di stare con gli amici? Pare che l’uomo, come entita’, non riesca mai ad essere felice di quello che ha tra le mani. Non si accontenta. Vuole di piu’, vuole qualcosa di diverso. E’ come se l’incapacita’ dell’essere umano di essere “semplicemente” felice conduca alla sofferenza e all’insoddisfazione.

Chissa’. Forse e’ inutile cercarla. Forse la felicita’ la si trova a momenti. Forse e’ cosi’ che va la vita. Si vive soddisfatti (o insoddisfatti, a seconda dei casi) nell’attesa di spazzi di felicita’.

Che la felicita’ sia una chimera?